Bericht von Symposium Mendrisio 2017


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Il 04 Febbraio 2017, presso l'Ospedale Psichiatrico Cantonale di Mendrisio, la cui direttrice Dott.ssa Raffaella Ada Colombo ha gentilmente messo a disposizione il Teatro, si è svolto il primo Simposio sul tema "La psicoterapia psicoanalitico-esistenziale di Gaetano Benedetti: fondamenti e applicazioni cliniche", di cui è possibile trovare tutti i dettagli facendo click QUI.

Il Simposio è stato aperto da un breve discorso della stessa Dott.ssa Colombo, cui è seguita la Prolusione del Prof. Carlo Calanchini, Direttore Generale del Simposio.

Hanno fatto seguito un discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli, Direttore del Dipartimento Sanità del Canton Ticino, ed una breve introduzione del Presidente della Nostra Fondazione, Dott. Eugenio Benedetti, che riportiamo integralmente di seguito:

Sono Eugenio Benedetti, fratello di Gaetano, e desidero innanzitutto ringraziare Voi tutti, che siete stati Suoi colleghi e collaboratori, per il ricordo che ne perpetua l'opera, per il prezioso rispetto tributato alla Sua persona, per il culto della Sua memoria.

Non spetta a me illustrare la dottrina di Gaetano, a voi ben nota, perché ne siete i continuatori e gli assertori: voglio solo accentuare un aspetto del carattere di Gaetano, che l'amico Prof. Calanchini recentemente ha voluto rievocare nei versi di Orazio, a Lui tanto cari e da Lui sempre applicati:

Si vis me flere,
dolendum est
primum ipsi tibi

Era questo il cardine della Terapia di Gaetano: incarnarsi nei pazienti, immedesimarsi nel malato... Intercorporalità... mi diceva Gaetano: è necessario essere fisicamente l'altro, capire l'altro nell'atto di assumere il suo posto fino a muoversi come l'altro per sentire che emozione prova.

"Ti vedo tirare la lancia... ed i miei neuroni-specchio mi preparano a lanciarla con te, insieme a te!".

Quando tu hai colpito il cervo, sono anche io che ho mirato, e quando sarà il mio colpo ad abbattere il cervo, so che tu lo avrai centrato con me".

Interdipendenza e azione congiunta per uno scopo comune sono i presupposti indispensabili per uno psicoterapeuta, che deve – lo ripeto – immedesimarsi nel paziente fino a soffrire con lui ... e per lui!

"Quando un paziente mi chiede aiuto – mi diceva Gaetano – io seguo il principio di scoprire il suo desiderio, di lavorare e soffrire insieme a lui per raggiungerlo, è il nostro scopo congiunto, ed insieme esulteremo per il risultato!".

Egli seguiva la teoria della psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross, che aveva lavorato con lui divenendo famosa per aver definito i cinque stadi dell'elaborazione del lutto, del rifiuto fino all'accettazione, per liberarsene.

Il Suo modello a cinque fasi, elaborato nel 1970, rappresenta uno strumento che permette di capire le dinamiche naturali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sarà da elaborare un lutto effettivo e/o ideologico e superare una depressione.

Avendo io vissuto molti anni in Oriente, io ho avuto occasione di avvicinare alcuni "guru buddisti" che mi hanno impressionato per le loro tecniche di dominio del dolore (dal Mahayana all'Himayana, dallo stoicismo taoista all'estasi tantrica ... e ne parlai qualche volta a Gaetano, che rimpiangeva di non aver mai avuto il tempo di recarsi in India o in Cina, e tuttavia mi incoraggiava dicendo: "Tutti noi possediamo questa facoltà di neutralizzare il dolore, non col distacco ma con l'assorbimento del dolore fino a giustificarne la necessità".

La depressione, mi scrisse una volta Gaetano, come tutte le malattie, ha una fenomenologia complessa, che comprende un'esperienza di terrore, angoscia, imminente disastro, paralisi psichica, senso di immobilità ... è una condizione dove tutto si colora di nero, dove l'orizzonte si trasforma in un muro insormontabile, dove la capacità umana di costruirsi aspettative e di pensare al futuro si dissolve per lasciare spazio a un'emozione di vuoto e nullità intollerabile.

Solo la capacità di immaginare il futuro consente di realizzare la gioia e la felicità ... lo sappiamo quando progettiamo i nostri sogni, lo sappiamo quando guardiamo i nostri figli muoversi fiduciosamente verso traguardi che conseguiranno col tempo ... persino i migranti ce lo urlano silenziosamente quando fuggono alla ricerca disperata della possibilità di un futuro.

Le statistiche ci dicono che la depressione colpisce il 10% della popolazione mondiale, e che negli ultimi 15 anni negli Stati Uniti i suicidi sono aumentati di ben il 30%.

Ebbene, le neuroscienze hanno dimostrato – così mi scriveva Gaetano – che la depressione ha una base organica, come qualunque altra patologia somatica. Gli studi di risonanza magnetica cerebrale mostrano come il cervello del depresso vada incontro all'atrofia dell'ippocampo, e come queste alterazioni possano normalizzarsi a seguito di un efficace intervento terapeutico.

Possiamo concludere che la depressione è simile a qualunque altra patologia del corpo, ma ne aggredisce l'anima, quella funzione che in Greco antico era chiamata, appunto, PSICHE ... e quindi è curabile!

Non voglio tediarvi oltre, amici di Gaetano, ma solo esprimervi, anche a nome di mia moglie Anna Maria, co-fondatrice della nostra Fondazione, il nostro ringraziamento per portare avanti la missione di Gaetano, che fu un apostolato umanitario, e che gli assegna una stella nel firmamento della psichiatria mondiale.

Eugenio Benedetti, Presidente della Fondazione S.I.B.

Concludiamo questo breve resoconto, riportando il "Save the Date" dell'Evento, l'Attestato di Partecipazione assegnato ai richiedenti ed alcuni articoli riguardanti il Simposio comparsi sulla stampa svizzera.

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